I diversi volti del fintech
Fintech
Scritto da MoneyController il 02.02.2022
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Il fintech, traducibile in italiano come "tecnofinanza", è il nome che viene dato al settore dell’innovazione tecnologica applicato alla finanza. Non è solo un ambito in grande espansione in tutto il mondo, bensì un sistema complesso e articolato. Ne parliamo riprendendo alcune considerazioni dall’utile analisi di Giulia Adonopoulos su “Money.it”.
Il successo crescente del fintech
Nel suo articolo, comparso qualche tempo fa, Adonopoulos menzionava i dati di Fintech Adoption della società di consulenza Ernst & Young. Il 64% di chi ha accesso ai servizi finanziari si serve di un servizio fintech. Il 96% del campione intervistato sa comunque di che cosa si tratta, quando si parla di trasferimenti di denaro o sistemi di pagamento digitali e il 75% ne fa correntemente uso. Nell’analisi di EY si riportano anche i dati relativi al crescente interesse per i costi ridotti delle nuove piattaforme fintech, così come relativi alla crescente fiducia, al sempre maggiore grado di soddisfazione in termini di usabilità e disponibilità dei servizi tecnofinanziari. Insomma, con punte di interesse particolarmente elevate in Cina e in India, il fintech è sulla buona strada per la conquista dell’industria finanziaria globale.
Il fintech e l’attività finanziaria tradizionale
Il mondo del fintech è davvero vario e potremmo classificarlo in due macro aree. Da un lato ci sono le tecnologie che si affiancano ai tradizionali servizi finanziari. Dall’altro lato, ci sono quelle tecnologie che forniscono dei servizi del tutto innovativi o, come si dice in gergo, disruptive. Il regtech, l’insuretech e, in parte, anche l’open banking sono servizi finanziari forniti da aziende esterne o sviluppati in modo proprietario per migliorare la qualità di alcuni servizi tradizionali. Il regtech serve a soddisfare l’esigenza di compliance delle aziende nei confronti delle nuove leggi e norme imposte dai regolatori. L’insuretech è un insieme di servizi finalizzati al miglioramento della gestione nel comparto assicurativo (basti pensare all’aggiornamento dei tassi attuariali). Infine, c’è l’open banking che serve a fornire anche online tutti i servizi offerti dalle banche e dagli istituti di credito.
Il fintech e l’attività finanziaria disruptive
Se l’open banking nasce da piattaforme che non hanno mai avuto delle sedi fisica, si parla di banche dirette, e si comincia anche a entrare nell’ambito del disruptive. Vanno senz’altro menzionate, a questo proposito, le piattaforme di trading online, che tanto hanno spopolato negli ultimi due anni. E poi c’è il grande mondo della tecnologia block-chain. Prima di tutto, questa forma di tecnologia decentralizzata ha dato il via all’immenso mercato delle criptovalute. Inoltre, la medesima tecnologia sta alla base di forme di certificazione della proprietà come gli NFT o gli smart-contract, ossia forme contratto automatiche tra acquirente e venditore che risparmiano sui costi relativi all’apporto umano.
Infine, ci sono i robo-advisor, programmi d’investimento che, sulla base dei profili dei rischi e di rendimento dei risparmiatori, ottimizzano i portafogli d’investimento. In questo caso, i robo-advisor sono fruiti sia in autonomia da parte di molti investitori, sia come forme di ausilio da parte delle società di consulenza finanziaria o dei consulenti finanziari e d’investimento.